Oltre all’anno siderale d’Ipparco si trova frequentemente menzionato un altro anno siderale di 365g6h11m, che si suole attribuire agli Egiziani e ai Babilonesi antichi, dietro l’autorità dell’arabo Albatenio274. Questo autore, il quale viveva alla fine del IX secolo, scrive infatti così: «Multiplicem dissonamque sententiam in temporis anni quantitate vetustissimos protulisse compertum est. Aegyptiorum etenim et ex Babylonia vetustissimi quidam eam ex 365 diebus 15 minutis et 27 secundis et 30 tertiis fere constare dicebant275. Ptolemaeus autem illos haec e Solis separatione ab una stellarum fìxarum usque quo ad eam reverteretur computasse referebat, unde eos inculpando hoc in dicendo extraneum fore judicavit». Il passo di Tolomeo a cui qui si riferisce Albatenio è nel Libro III al principio del capo 2°, dove dimostra esser da riferire l’origine dei movimenti al punto equinoziale anzichè alle stelle. E sebbene il tono abbia alcunchè di polemico, non vi è fatta alcuna allusione ad anni siderali, molto meno poi vi sono nominati gli Egiziani e i Babilonesi; dimodochè tutta questa notizia poggia sulla sola autorità di Albatenio. Nell’articolo seguente spero di dimostrarne la prima origine.
Indipendentemente però dal suo valore, la notizia è diventata famosa per l’abuso che se n’è fatto onde dimostrare l’esistenza della precessione presso i Babilonesi e presso gli Egiziani antichissimi. Si è senz’altro posto per principio che per definire l’anno siderale occorra la cognizione della precessione; mentre, come poc’anzi si è veduto, la determinazione della precessione risulta dal confronto dell’anno siderale coll’anno tropico, qualunque sia la forma sotto cui questo confronto si fa; ed è quindi una conseguenza della determinazione dell’anno siderale, non una prenozione necessaria.
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