E non solamente dico che si può determinare l’anno siderale senza supporre alcuna precessione; ma sono intimamente convinto che presso i popoli primitivi le prime determinazioni dell’anno dovettero essere siderali e non tropiche. Infatti è notissimo come presso i Greci ed i Romani il periodo delle stagioni e dei lavori agricoli fosse regolato dal levare eliaco di certe stelle, come Arturo, la Lira, le Pleiadi ecc. Presso gli Egiziani sembra che il regolatore principale fosse Sirio, sebbene non manchino indizi relativi a numerose altre stelle nei celebri quadri delle tombe di Ramesse VI e Ramesse IX276. Memorie antichissime sul levare eliaco di Canopo sono sparse nei libri indiani di astronomia. Presso i Babilonesi l’abitudine di osservare sulle alte torri indica che materia di quelle osservazioni erano il levare e il tramonto degli astri. Infatti possiamo affermare che fino ai tempi d’Ipparco, tutte, o quasi, le osservazioni astronomiche si riducevano a questo; di questo parlano esclusivamente molti calendari astronomici o parapegmi a noi rimasti; la divisione stessa dell’eclittica e il luogo degli astri in essa, erano collegati col tempo del levare e del tramontare del principio dei segni. In quell’epoca l’orizzonte orientale ed occidentale erano il termine di paragone universale per tutti gli astri della sfera mobile, esattamente come per gli astronomi moderni è il meridiano.
Io riguardo dunque come evidente che per la maggior parte degli astronomi primitivi il ciclo dell’anno e delle stagioni fosse identico a quello del ritorno del levare e del tramonto eliaco dalle medesime stelle; e tengo come certo che tutte le lunghezze degli anni dei Greci determinate prima di Metone, e gli anni dei Babilonesi, e i primitivi anni degli Indiani, fossero determinati a questo modo.
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