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      Tutto questo insieme di congetture che diamo come probabili, sembra a me che presenti una soddisfacente ragione del modo con cui ha potuto nascere la mostruosa idea della trepidazione. Ammettendolo per vero in generale, se non nei particolari, si comprenderà facilmente che tale ipotesi non ha potuto esser concepita in un tempo molto anteriore al 372 di Cristo, anno in cui Teone sembra abbia pubblicato il Commentario alle Tavole Manuali285: in nessun caso essa può essere anteriore od anche vicina all’anno - 158 in cui si poneva l’epoca del moto retrogrado. Che se dai suoi inventori fu data per antica e attribuita ai ??????? ??? ???????????????, ciò entra perfettamente nel sistema usuale di quelli che professavano l’astrologia. Per dar peso alle loro finzioni, usavano riferirsi sempre ad autorità antichissime, e di simile artifizio si hanno mille esempi. È probabile che questa creazione abbia avuto luogo in Alessandria, dove durava la scuola di Tolomeo, e dove esisteva in quel tempo la fabbrica più colossale d’imposture che abbia mai esistito.
      Non troviamo presso altri autori Greci e Romani accennato il moto oscillatorio degli equinozi. Per mezzo di Teone la sua notizia passò agli Arabi, e il primo di questi che ne parli è Albatenio, il quale scriveva verso l’890 dell’ora volgare l’opera, che sotto il titolo de numeris stellarum et motibus fu tradotta in latino da Platone da Tivoli. Albatenio trae la sua notizia da Teone, che egli cita più d’una volta, e dopo aver riferito il modo del calcolo, aggiunge: «Anni vero spacium, per quod ipsi operabantur, erat plus 365 diebus, et quarta, et quantitate quintae fere partis unius horae»286. Ritorna dunque qui a parlare Albatenio dell’anno siderale, di cui l’uso egli aveva attribuito prima287 agli antichissimi Babilonesi ed Egiziani.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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