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      XXXIII.
      ORIGINE DELLE NUNDINAE
     
      SU QUESTO FRAMMENTO È DA RIPETERE, QUANTO GIÀ S’È DETTO A PROPOSITO DELLA SETTIMANA LUNARE DEI PERUVIANI. SCRITTO ESSO PURE PER ILLUSTRARE UN LUOGO DEL § 100 DELL’ASTRONOMIA DELL’ANTICO TESTAMENTO, RIMASE POI ESCLUSO DA QUESTO LIBRO, E FU TENUTO IN SERBO PER SERVIRE ALLA COMPILAZIONE DELLA PARTE 29ª DELLA STORIA DELL’ASTRONOMIA ANTICA, CHE AVREBBE TRATTATO DELL’ASTRONOMIA ITALICA ED ETRUSCA, DELL’ANNO ROMANO, E DELLA RIFORMA DI CESARE.
      A. S.
     
      CIRCA L’USO DELLA SETTIMANA LUNARE PRESSO I ROMANI DEI PRIMI SECOLI SI HANNO INDIZI ABBASTANZA ATTENDIBILI NEL LORO CALENDARIO POSTERIORE. GIÀ DIONISIO DI ALICARNASSO313 COMPARAVA LE PARTI DEL MESE ROMANO COLLE PARTI DELLA LUNAZIONE, CIOÈ LE CALENDE COLL’APPARIZIONE DELLA LUNA NUOVA, LE NONE COLLA PRIMA DICOTOMIA (COL PRIMO QUARTO), E GL’IDI COL PLENILUNIO. POSTE LE CALENDE AL PRIMO GIORNO DEL MESE, LE NONE AVREBBERO DOVUTO CADERE VERSO IL 6, E GL’IDI VERSO IL 14 DI OGNI MESE. MA I ROMANI EVITARONO QUESTE DATE, MOSSI A CIÒ IN PARTE DA SUPERSTIZIONE E IN PARTE DA RAGIONI DI CARATTERE POLITICO; MOTIVI I QUALI RIESCONO FINO AD UN CERTO PUNTO A SPIEGARE PERCHÈ TALVOLTA INVECE DELLE PRECEDENTI SI ADOTTASSERO LE DATE DEL 5 E DEL 13, TAL’ALTRA QUELLE DEL 7 E DEL 15. PIÙ DIFFICILE È COMPRENDERE COME DAL CALENDARIO SIA SCOMPARSA IN PROGRESSO DI TEMPO OGNI INDICAZIONE DELL’ULTIMO QUARTO314. L’ARGOMENTO PIÙ CONVINCENTE DELL’USO DELLA SETTIMANA LUNARE PRESSO I ROMANI È PER NOI IL RINNOVARSI DELLE NUNDINAE O MERCATI A PERIODI SEMPRE UGUALI E SEMPRE UNIFORMEMENTE RICORRENTI, DI OTTO GIORNI. LA DURATA DI UNA LUNAZIONE ESSENDO SUPPOSTA DI 29½ GIORNI E IL SUO QUARTO DI GIORNI 73/8, IL CALCOLO DI QUESTO QUARTO IN NUMERI INTERI PUÒ CONDURRE NON SOLO ALLA SETTIMANA DI SETTE GIORNI, MA ANCHE A QUELLA DI OTTO. IL SECONDO CALCOLO È ALQUANTO MENO ESATTO DEL PRIMO, TUTTAVIA LA DIFFERENZA NON È DI GRAN MOMENTO, E SI PUÒ COMPRENDERE COME I CONTADINI DEL LAZIO, PRISCHI INVENTORI DI QUESTE COSE, NON ABBIANO SAPUTO RENDERSENE CONTO. È DUNQUE DA CONSIDERARE COME PROBABILE CHE PER TUTTO IL TEMPO IN CUI DURÒ L’USO DI REGOLARE IL CALENDARIO SULL’OSSERVAZIONE EFFETTIVA DELLA LUNA, I ROMANI (E PROBABILMENTE ANCHE GLI ALTRI POPOLI LATINI) TENESSERO MERCATO REGOLANDOSI SUI QUARTI DI LUNA, E FISSANDO DA UN MERCATO ALL’ALTRO DI VOLTA IN VOLTA UN CONVENIENTE INTERVALLO, IN MODO DA AVER IN OGNI MESE QUATTRO MERCATI PROSSIMAMENTE EQUIDISTANTI. SICCOME PERÒ LE CALENDE E LE NONE NON DIPENDEVANO DA REGOLE FISSE, MA AD OGNI MESE ERANO PROCLAMATE DAI PONTEFICI, NASCEVANO INCERTEZZE E MALINTESI; E COSÌ NACQUE L’OPPORTUNITÀ DI STABILIRE UN PERIODO INVARIABILE, E DI TENERE IL MERCATO SEGUENTE NEL NONO GIORNO A PARTIRE DAL MERCATO ANTECEDENTE, DONDE IL NOME NUNDINAE. UNA TALE MISURA SI VUOLE STABILITA DA SERVIO TULLIO, DEL QUALE PER QUESTO IL POPOLO CONSERVÒ SEMPRE BUONA MEMORIA315. IN OGNI CASO ESSA HA DOVUTO ENTRAR IN USO PRIMA CHE I ROMANI ABBANDONASSERO IL LORO ANTICO CALENDARIO LUNARE PER ADOTTARE QUELLO DEI DECEMVIRI, NEL QUALE AL CORSO DELLA LUNA NON SI EBBE PIÙ ALCUN RIGUARDO, MALGRADO CHE DEL CALENDARIO LUNARE SI CONSERVASSERO TUTTE LE FORME.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336