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      Ora l’osservazione del solstizio estivo e del levare eliaco di Sirio non potevano certamente farsi dagli Egiziani in modo così esatto da riconoscere la differenza di cinque giorni nella data di questi due avvenimenti. E considerando la cosa dal lato pratico e non solo dal lato matematico, noi possiamo concludere che, data la coincidenza astronomica del solstizio e del levare di Sirio nell’anno — 3130, si doveva trovare necessariamente entro i limiti della storia egizia un mese di Pachon il cui primo giorno riunisse ad sensum la coincidenza dei due fenomeni. Nulla dunque si può argomentare in favore delle teorie di Biot da questa coincidenza, che è il risultato di una costruzione a priori. È vero che Biot trova nell’anno — 3285 altre coincidenze, e fra queste la posizione dell’equinozio di primavera assai presso ad Aldebarano, e la perpendicolarità dell’eclittica sull’orizzonte dì Tebe nell’istante in cui culmina il punto solstiziale estivo, cose tutte di cui egli crede di leggere la descrizione in una certa parte del già citato quadro astronomico del Ramesseo, e che rendon l’epoca — 3285 unica, secondo lui, negli annali del mondo. Tutte queste ingegnosissime speculazioni sono però fondate in parte su combinazioni troppo artificiali perchè si possano riputare come storiche, ed in parte sopra interpretazioni arbitrarie dei monumenti. Lo stesso Biot è stato atterrito, dalle conseguenze inevitabili delle sue proposizioni. Veggasi per esempio Année vague, p. 604.
      97Année vague, p. 604-605.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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