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      Così leggiamo nelle linee 22-23 verso Venere itabbal giorno 16 di Elul. Manifestamente l’itabbal qui il primo giorno della invisibilità, altrimenti il conto non torna. Perciò si deve dire che il giorno 16 Elul Venere è scomparsa, non che essa scompare in quel giorno.
      176 Per ŠI vedi DELITZSCH, Handw. . 90; e per la speciale significazione di ŠI , pp. 91, 156, 210, 460 e 528.
      177 Handw. p. 264, e 474.
      178 In molti contratti babilonesi ed in altri atti pubblici la lista dei testimoni è preceduta dalla parola izzazu, è sono presenti (i tali ed i tali). Sui significati di nazâzu DELITZSCH, Handw., . 455-4Ì56.
      179 Il prof. Sayce traduce izzaz is fixed, è fissa. Astronomicamente ciò si potrebbe interpretare nel senso, che Venere fosse in quel tempo stazionaria. Venere infatti fa una delle sue apparizioni come stella della sera poco prima della disparizione occidentale, e un’altra come stella del mattino poco dopo della sua apparizione orientale. Ma queste stazioni sono piuttosto difficili ad osservare per l’occhio nudo a causa della vicinanza del Sole e dell’orizzonte; ed è molto dubbio se i Babilonesi avessero modo di fare un’osservazione, che per noi armati di telescopio, è facilissima. Inoltre esaminando il testo delle Effemeridi le date ivi registrate, si troverà che ognuno degli intervalli segnati con izzaz 8 mesi e 4 giorni. E poiché ogni rivoluzione sinodica ha due di tali intervalli, ne seguirebbe che dei 19½ mesi di ogni rivoluzione sinodica, 16 mesi e 8 giorni sarebbero impiegati dal pianeta a rimaner fisso nelle sue stazioni, il che è assurdo a pensare.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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