L’onore borghese occupa la sfera la più estesa: consiste nella presupposizione che noi rispetteremo assolutamente i diritti di ciascuno e che, per conseguenza, non impiegheremo mai a nostro vantaggio mezzi ingiusti od illeciti. Esso è la condizione richiesta per partecipare al commercio pacifico cogli uomini. Basta, per perderlo, una sola azione che gli sia fortemente e manifestamente contraria; come conseguenza ogni pena criminale ce lo toglie egualmente, a condizione però che la pena sia giusta. Tuttavia l’onore si basa sempre, in ultima analisi, sulla convinzione dell’immutabilità del carattere morale, in virtù della quale una sola cattiva azione garantisce una qualità identica di senso morale in tutte le azioni ulteriori, non appena si presenteranno ancora circostanze simili; ciò che indica pure l’espressione inglese «character» che vuoi dire stima, riputazione, onore. Ed ecco perchè la perdita dell’onore è irreparabile, a meno che non sia dovuta alla calunnia od a false apparenze. Perciò v’hanno leggi contro la calunnia, i libelli, e di più contro le ingiurie; perocchè l’ingiuria, l’insulto semplice, è una calunnia sommaria, senza indicazione di motivi: in greco si potrebbe esprimere questo pensiero così: «esti e loidoria diabole runtomos» (L’ingiuria è la calunnia abbreviata); tuttavia questa massima non si trova espressa in alcun luogo.
È un fatto che chi ingiuria non ha niente di reale nè di vero da produrre contro l’altro, altrimenti lo esprimerebbe come premessa e lascierebbe tranquillamente a chi ascolta la cura di tirare la conclusione; ma invece dà la conclusione e resta in debito della premessa contando sulla presupposizione nello spirito degli uditori ch’egli proceda in siffatta guisa solamente per brevità.
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