2.° L’onore di un uomo non dipende da ciò che egli fa, ma da ciò che gli vien fatto, da ciò che gli succede. Abbiamo studiato più sopra l’onore che regna da per tutto; i suoi principî ci hanno dimostrato che esso dipende esclusivamente da ciò che un uomo fa o dice; invece l’onore cavalleresco risulta da ciò che un altro dice o fa. Esso è dunque posto nella mano, o semplicemente attaccato all’estremità della lingua del primo venuto: per poco che questi vi accenni l’onore è ad ogni istante in pericolo di perdersi per sempre, a meno che l’offeso non se lo riprenda colla forza. Parleremo fra poco delle formalità da compiere per rimetterlo a posto. Per altro questa procedura non può esser seguita che con pericolo della vita, della libertà, della fortuna e della quiete dello spirito. La condotta di un uomo, fosse pure la più onorevole e la più nobile, la sua anima la più pura e la sua testa la più eminente, tutto ciò non impedirà che il suo onore non possa esser perduto non appena piacerà ad un individuo qualunque d’ingiuriarlo; e, sotto la sola riserva di non aver ancora violato i precetti dell’onore in questione, questo individuo potrà essere il più vile briccone, il bruto più stupido, uno scioperato, un giocatore, un uomo ingolfato nei debiti, in poche parole un cialtrone nemmeno degno che l’altro lo guardi. E ordinariamente sarà ad una creatura di siffatta specie che piacerà insultare, perocchè come Seneca ha giustamente osservato (De Constantia, 11), quanto più un uomo è dispregiato e schernito, tanto più ha la lingua sciolta, ed è contro l’uomo eminente di cui parlammo or ora che un vile briccone, si scaglierà di preferenza, perchè caratteri opposti si odiano e perchè la vista di qualità superiori risveglia di solito una rabbia sorda nell’anima dei tristi; per questo dice Goethe: (W. O. Divan) Perchè lagnarti de’ tuoi nemici?
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Seneca De Constantia Goethe Divan
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