La giustificazione che si cerca colla pubblicità del duello presuppone dunque che il diritto del più forte sia realmente un diritto. Ma la circostanza che il mio avversario sa difendersi male mi dà effettivamente la possibilità, e non il diritto di ucciderlo; questo diritto, altrimenti detto la mia giustificazione morale, non può derivare che dai motivi che io ho di togliergli la vita. Ammettiamo ora che questi motivi esistino e che sieno soddisfacenti; allora non v’ha più alcuna ragione di cercar prima chi di noi due maneggia meglio la pistola o la spada, allora è indifferente che io lo uccida in tale o tal’altra maniera, per davanti o per di dietro. Perocchè, moralmente parlando, il diritto del più forte non ha più peso del diritto del più scaltro, ed è di quest’ultimo che si fa uso quando si ammazza a tradimento: qui il diritto del pugno vale esattamente il diritto della testa. Osserviamo inoltre che anche nel duello sono messi in pratica i due diritti, perchè ogni finta nella scherma è un inganno. Se io mi credo moralmente autorizzato a toglier la vita ad un uomo, farei una sciocchezza col rimettermi alla sorte s’egli sapesse maneggiare le armi meglio di me, perocchè in questo caso sarà lui che dopo avermi offeso mi ucciderà per soprammercato. Rousseau è d’avviso che bisogna vendicar un’offesa non col duello, ma coll’assassinio; egli presenta tale sua opinione con molte precauzioni nella 21.a nota, concepita in termini così misteriosi, del IV libro dell’Emilio(22). Ma egli è ancora così fortemente imbevuto dal pregiudizio cavalleresco che considera il rimprovero d’una menzogna come giustificazione dell’assassinio, mentre dovrebbe sapere che ogni uomo ha meritato questo rimprovero innumerevoli volte, egli stesso per primo ed al più alto grado.
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Emilio
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