Già il vecchio Epicarmo, il poeta favoloso, cantava così: «Non è cosa ammirabile ch’io parli così, e che un simile piaccia al suo simile, e gli sembri esser nato bello; imperocchè il cane par cosa bellissima al cane, ed il bue al bue, l’asino all’asino sembra una maraviglia, il porco al porco». Val bene la pena di tradurre questi versi, affinchè quanto esprimono non sia perduto per nessuno(25).
Lo stesso braccio più vigoroso quando lancia un corpo leggero, non può comunicargli abbastanza moto perchè vadi lontano e colpisca fortemente; il corpo cadrà inerte da vicino perchè, mancando di massa materiale propria, non può ricevere forza dall’esterno; tale sarà la sorte dei pensieri grandi e belli, dei capolavori del genio, quando, per esser compresi, non incontrano che cervelli piccoli, teste deboli o balzane. Ecco quanto i saggi di tutti i tempi hanno ad una voce e senza posa deplorato. Gesù, figlio di Sirach, per esempio dice: «Chi parla ad uno stolto parla ad un addormentato; quando ha finito di parlare l’altro domanda: che hai?» — In Amleto: «Un discorso sagace dorme nell’orecchio di uno sciocco». — Goethe a sua volta: «La parola più felice perde il suo valore quando chi l’ascolta ha l’orecchio di traverso». Ed anche: «Tu non puoi agire, tutto sta inerte (ottuso); non te ne affliggere! Il sasso gettato nella palude non fa cerchî».
Ecco Lichtenberg: «Quando una testa ed un libro urtandosi danno un suono fesso, dipende ciò sempre dal libro?» Lo stesso autore disse altrove: «Tali opere sono specchi; quando vi si mira una scimmia non possono riflettere le sembianze d’un apostolo».
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