Voler misurare su questi la felicità di un’esistenza si è ricorrere ad una scala falsa. Perocchè i piaceri sono e rimangono negativi: credere che essi rendano felici è una illusione che l’invidia tien viva e colla quale punisce sè stessa. I dolori invece sono sentiti positivamente, ed è la loro assenza che forma la scala della felicità nella vita. Se ad uno stato libero dal dolore viene ad aggiungersi ancora l’assenza della noia, allora si raggiunge sulla terra la felicità in ciò che v’ha di essenziale, perocchè il resto non è più che una chimera. Ne segue che non bisogna mai procurarsi piaceri a prezzo di dolori, anzi nemmeno a prezzo della loro sola minaccia, visto che sarebbe pagare cose negative e chimeriche con cose positive e reali. In cambio havvi vantaggio nel sacrificare i piaceri allo scopo di evitare dolori. Nell’uno e nell’altro caso è indifferente che i dolori seguano o precedano i piaceri. Non v’ha davvero maggior follia del voler trasformare questo teatro di miserie in un luogo di delizie, e dell’ andar cercando gioie e piaceri in luogo di procurar di sfuggire alla maggior somma possibile di dolori. Quanta gente per altro non cade in tale follia! L’errore è infinitamente più piccolo presso colui che, con occhio troppo triste, considera questo mondo come una specie d’inferno e non si occupa se non di procurarsi una stanza a prova di fuoco. Il pazzo corre dietro ai piaceri della vita e non trova che disinganni; il saggio evita i mali. Se ad onta de’ suoi sforzi non raggiunge lo scopo, la colpa è del destino, non della sua follia.
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