X, 604): «Nessuna cosa umana è degna di considerazione», e l’altra verità enunciata dal poeta persiano: «Hai tu perduto l’imperio del mondo? Non te ne affliggere; chè non è niente. Hai tu acquistato l’imperio del mondo? Non te ne rallegrare; chè non e niente. Dolore e felicità, tutto passa, passa nel mondo (nel tempo) e non è niente» (Anwari Soheili). (Si veda il motto del Gulistan di Saadi, trad. ted. di Graf.).
Ciò che aumenta particolarmente la difficoltà di assimilare idee tanto saggie, si è quell’ipocrisia di cui ho parlato più sopra, e nessuna cosa sarebbe più utile che lo svelarla per tempo alla gioventù. La magnificenza è quasi sempre cosa di pura apparenza, come le decorazioni dei teatri; le manca l’essenza. Così e i vascelli ornati a festa, e i colpi di cannone, e le illuminazioni, e le musiche, e i gridi d’allegrezza, ecc., tutto ciò è l’insegna, la mostra, il geroglifico della gioia; ma il più delle volte la gioia non c’è: essa sola ha mancato d’intervenire alla festa. Laddove è presente in realtà, la gioia arriva e non si fa invitare, nè annunciare, viene da sè senza cerimonie, introducendosi in silenzio, spesso per motivi i più insignificanti e i più futili, nelle occasioni più comuni, qualche volta anche in circostanze che sono tutt’altro che brillanti o gloriose. Come l’oro in Australia, essa si trova sparpagliata qua e là secondo il capriccio del caso, senza regola e senza legge, più di sovente in fina polvere, molto di raro in grandi masse. Ma pure, di tutto le manifestazioni di cui abbiamo or ora parlato, solo scopo si è il far credere agli altri che nella festa c’è la gioia, e solo intento il produrre l’illusione nel cervello altrui.
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