Nessuna cosa ci sottrae alla tirannia del di fuori meglio della nostra soggezione a noi stessi: ecco il significato della sentenza di Seneca: «Se vuoi che le cose tutte sieno a te sottomesse, sottometti te stesso alla ragione» (Ep. 37). Inoltre una tale soggezione a noi stessi è sempre in nostro potere, e in un caso estremo, o quando essa posasse sovra il punto più sensibile, noi abbiamo la facoltà di rallentarla un poco, mentre la pressione esterna non ci risparmia mai, ed è per noi senza riguardi e senza pietà. Per ciò è cosa saggia prevenir questa con quella.
16.° Limitare i propri desideri, frenare le brame, domare la collera, ricordandoci incessantemente che ogni individuo non può conseguir mai se non una parte infinitamente piccola di ciò che è desiderabile, e che in cambio mali senza fine devono colpire tutti gli umani; in una parola «apechein kai anekein, abstinere et sustinere» (contenersi e sostenersi), ecco la regola senza l’osservanza della quale nè ricchezza nè potere potranno impedirci di sentire la nostra miserabile condizione. Orazio disse in proposito: «In ogni cosa leggi ed interroga i dotti; in tal modo cerca di condur vita felice, affinchè non ti agiti e non ti strazi la cupidigia sempre povera, oppure il timore e la speranza di cose invero mediocremente utili». (Ep. I, 18, 96-99).
17.° O bios en te kinesei esti, la vita sta nel movimento, ha detto con ragione Aristotele: come la nostra vita fisica consiste unicamente nel movimento, così la nostra vita interna, intellettuale, richiede un’occupazione costante, un’occupazione in qualunque cosa, sia per mezzo dell’azione, sia per mezzo del pensiero; ecco quanto prova quella manìa che ha la gente oziosa di mettersi a stamburare colle dita o col primo oggetto che cade loro sotto mano.
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Seneca Limitare Aristotele
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