Infatti le verità profonde si acquistano per intuizione e non colla speculazione, vale a dire che la loro prima percezione è immediata e provocata dall’impressione momentanea: essa non può dunque prodursi che finoa quando l’impressione è forte, viva e profonda. Tutto dunque dipende, sotto tale rapporto, dall’impiego dei giovani anni. Più tardi possiamo agire meglio sugli altri, fors’anco sul mondo intero, perocchè noi stessi siamo finiti e completi, e non apparteniamo più all’impressione; ma il mondo agisce meno su noi. Questi anni sono dunque l’epoca dell’azione e della produzione: i primi invece quelli della comprensione e della conoscenza intuitiva.
In gioventù domina la contemplazione, e nell’età matura la riflessione; l’una è il tempo della poesia, l’altra piuttosto quello della filosofia. In pratica egualmente si è per mezzo della percezione e della sua impressione che ci determiniamo a qualunque cosa durante la giovinezza; più tardi invece per mezzo della riflessione. Ciò succede in parte perchè nell’età matura le immagini si sono presentate e riunite intorno a nozioni abbastanza numerose per dar loro importanza, peso e valore e così pure per moderare nello stesso tempo coll’abitudine l’impressione delle percezioni. Al contrario l’impressione di tutto ciò che è visibile, dunque del lato esterno delle cose, è talmente preponderante in gioventù, specialmente nelle menti vivaci e ricche d’immaginazione, che i giovani considerano il mondo come un quadro; e si preoccupano della figura e dell’effetto che vi fanno piuttosto che della disposizione interna che esso risveglia in loro.
| |
|