Perocchè tutti gli altri piaceri, non intellettuali, sono di natura volgare; essi tutti hanno in vista movimenti della volontà, quali desideri, speranze, timori, aspirazioni realizzate, qualunque ne sia la natura; tutto questo non può compiersi senza dolori, ed inoltre, una volta raggiunto lo scopo, s’incontrano d’ordinario disinganni in maggior o minor numero secondo il caso; mentre nelle gioje intellettuali la verità si presenta sempre più chiara. Nel dominio dell’intelligenza non regna alcun dolore! tutto è cognizione. Ma i piaceri intellettuali non sono accessibili all’uomo che per la via e nella misura dell’intelligenza. Perchè «tutto lo spirito che v’ha al mondo è inutile a chi non ne possede.» Tuttavia uno svantaggio non manca mai d’accompagnare questo privilegio ed è che in tutta la natura, la facilità ad esser impressionato dal dolore aumenta nel tempo stesso che si alza il grado dell’intelligenza, e che in conseguenza essa arriverà al suo massimo nell’intelligenza più elevata. (Nota di Schopenhauer).
(6) La volgarità consiste in sostanza nel fatto che il volere la vince totalmente, nella coscienza, sull’intelletto, per cui le cose arrivano ad un tal punto che l’intelletto non appare più che per il servizio della volontà: quando questo servizio non reclama intelligenza, quando non esistono motivi nè piccoli, nè grandi, l’intelletto cessa completamente, e sopraggiunge una vacuità assoluta di pensieri. Ora il volere sprovvisto d’intelletto è ciò che v’ha di più basso; ogni tronco lo possede e lo manifesta, non foss’altro quando cade.
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Nota Schopenhauer
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