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      Io sono ben lontano dal voler portar colpi al loro cuore, ma devo dichiarare che tutto ciò non fa testimonianza in favore della loro intelligenza. Di più questi principî dovrebbero convenire meno che a tutt’altra, a quella classe sociale destinata a rappresentare l’intelligenza, a diventare il sale della terra, e che per conseguenza si prepara a quest’alta missione: intendo parlare della gioventù accademica, la quale in Germania, ohimè! obbedisce a questi precetti più che qualunque altra classe di persone. Qui io non vengo a richiamare l’attenzione dei giovani studenti sulle conseguenze funeste od immorali di tali massime; lo si deve aver fatto ben di sovente. Mi limiterò dunque a dir loro ciò che segue: Voi, la cui gioventù è stata nutrita colla lingua e colla saggezza dell’Ellade e del Lazio, voi, per cui si ebbe la cura inapprezzabile d’illuminare di buon’ora la giovane intelligenza coi raggi splendidi emanati dalle menti nobili e saggie del bel tempo antico, come mai volete voi esordire nella vita prendendo per regola di condotta questo codice della demenza e della brutalità? Vedetelo, questo codice, quando, come ho fatto io, lo si stabilisce su nozioni chiare, come è spiegato, là, davanti i vostri occhi, nella sua miserabile nullità; fatene la pietra di paragone non del vostro cuore, ma della vostra ragione. Se questa non lo respinge, allora la vostra mente non è atta a coltivare un campo per cui qualità indispensabili sono una forza energica di raziocinio che spezzi facilmente i legami del pregiudizio, ed una ragione chiaroveggente che sappia distinguere nettamente il vero dal falso anche là dove la differenza è profondamente nascosta, e non solamente dove, come qui, è palpabile; se così fosse, miei buoni amici, cercate qualche altro mezzo onesto per tirar avanti nel mondo: fatevi soldati, o imparate qualche mestiere, che una buona arte è sempre un podere d’oro.


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Aforismi sulla saggezza nella vita
di Arthur Shopenhauer
Editore Dumolard Milano
1885 pagine 282

   





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