L’altra gloria, passata la prima esplosione, s’indebolisce gradatamente, è sempre meno conosciuta, e finisce col non esister più che nella storia allo stato di fantasma. (Nota dell’Autore).
(25) Per ben comprendere il senso delle parole di Schopenhauer bisogna sapere che il grande pessimista, non traduce mai le citazioni latine, e che delle greche dà solamente, e non sempre, la traduzione in latino. Per Epicarmo fa un’eccezione in favore degl’ignoranti sempre da lui profondamente dispregiati. (Nota del Trad.).
(26) Siccome il nostro maggior piacere consiste nell’ammirazione degli altri verso di noi, ma siccome d’altra parte gli altri non consentono che assai difficilmente ad ammirarci anche quando l’ammirazione sarebbe giustificata appieno, ne risulta che più felice è colui che è giunto, non importa come, ad ammirare sinceramente sè stesso. Solamente ei non deve lasciarsi sviare dagli altri. (Nota dell’Autore).
(27) L’Ecclesiaste.
(28) Qual modo di dire ha voluto citare Schopenhauer con queste parole? Forse il campar la vita? (Nota del Trad.).
(29) Da Omero.
(30) Come il nostro corpo è avvolto nei vestiti, così il nostro spirito è inviluppato di menzogne. Le nostre parole, le nostre azioni, tutto il nostro essere sono bugiardi, e non è che a traverso questo intonaco che si può qualche volta intravvedere il nostro vero pensiero, come a traverso i vestiti le forme del corpo. (Nota dell’Autore).
(31) In francese nell’originale. (Nota del Trad.).
(32) Tutti sanno che i mali si sentono meno sopportandoli in comune: pare che fra questi mali gli uomini contino la noja, ed è per questo che si riuniscono allo scopo di annojarsi insieme.
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