Pagina (281/282)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dunque la stima ottenuta appresso i più compenserà in gran copia il fastidio dei pochi». (De augmentis scientiarum, Lugd. Batav. 1645. L. VIII, C. 2, p.644 e seg.). (Nota dell’Editore tedesco)
      (46) Il caso ha in ogni cosa umana un campo d’azione così vasto che se noi cerchiamo subito di prevenire per mezzo di sacrifici un pericolo che ci minaccia di lontano, spesso questo pericolo per un nuovo indirizzo impreveduto degli avvenimenti scompare, ed ecco che non solo vanno perduti i sacrifici fatti, ma ancora i cambiamenti che da questi risultarono, riescono, per la mutata condizione delle cose, a dirittura di pregiudizio. Non dobbiamo quindi, prendendo le nostre misure, andar troppo avanti nell’abbracciare l’avvenire, bensì calcolare anche sul caso ed audacemente affrontare qualche pericolo, sperando che esso, come tante nere nuvole di temporale, passi oltre. (Nota di Schopenhauer).
      (47) Nell’età matura si sa meglio guardarsi dall’infelicità, in giovinezza a sopportarla. (Nota dell’Autore).
      (48) La vita umana, propriamente parlando, non può esser detta lunga nè corta, perocchè, in sostanza, è la scala su cui misuriamo tutte le altre lunghezze di tempo. Le Upanishadi dei Veda (Oupnekhat, Vol. II, p. 53) danno 100 anni per durata naturale della vita, e con ragione, a mio credere; perocchè ho notato che coloro solamente che passano i 90 anni finiscono coll’eutanasia, cioè muojono senza malattia, senza apoplessia, senza convulsioni, senza rantolo, qualche volta anche senza pallore, il più di sovente seduti, specialmente dopo aver preso cibo: sarebbe più esatto dire non che muojono, ma che cessano soltanto di vivere.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Aforismi sulla saggezza nella vita
di Arthur Shopenhauer
Editore Dumolard Milano
1885 pagine 282

   





Lugd Nota Editore Nota Schopenhauer Nota Autore Upanishadi Veda Oupnekhat Vol