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      La filosofia di Kant è dunque la sola, di cui assolutamente si suppone una conoscenza a fondo per ciò che qui verrà esposto. Ma se per di più il lettore s'è ancora intrattenuto alla scuola del divino Platone, tanto meglio ne riuscirà preparato e disposto ad udirmi. Se poi anche è diventato partecipe del benefizio dei Veda, l'accesso ai quali, apertoci mediante le Upanisciade, è a' miei occhi il maggior privilegio che questo ancor giovine secolo può vantare sul precedente, in quanto io ritengo che l'influsso della letteratura sanscrita non sarà meno profondo che il rinascimento della cultura greca nel secolo xv, se adunque, io dico, il lettore ha già ricevuto e accolto con animo ben disposto anche la consacrazione dell'antichissima saggezza indiana, allora è nel miglior modo preparato a udire ciò che io ho da esporgli. La materia non sembrerà allora a lui, come a qualche altro, straniera o addirittura ostica; perché io, se non suonasse troppo superbo, vorrei affermare che ciascuna delle singole sentenze staccate, le quali costituiscono le Upanisciade, si lascia dedurre, come conclusione, dal pensiero ch'io devo comunicare; sebbene questo pensiero viceversa non si possa in alcun modo trovare colà.
      Ma già sono i più de' lettori scattati con impazienza, prorompendo nel rimprovero a stento trattenuto per tanto tempo, come mai io possa osar di presentare al pubblico un libro con esigenze e condizioni, delle quali le due prime sono presuntuose e affatto immodeste: e questo in una epoca sì ricca di singolari pensieri, che in Germania soltanto per mezzo della stampa ve n'ha i quali diventano annualmente dominio comune in tremila opere dense di contenuto, originali, assolutamente indispensabili, e inoltre in periodici innumerevoli, o addirittura nei giornali quotidiani; in un'epoca, nella quale soprattutto non v'ha punto difetto di filosofi pienamente originali e profondi: sì che nella sola Germania vivono tanti di essi a un tempo, quanti prima potevan produrre varii secoli l'un dopo l'altro.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254

   





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