Come mai dunque, interroga l'irato lettore, si può venirne a capo, se bisogna darsi tanto da fare per un libro solo?
Poiché non ho la minima obiezione da fare contro tali rimproveri, da questi lettori non m'attendo qualche gratitudine, se non per averli avvertiti in tempo, affinché essi non perdano un'ora con un libro la cui lettura non potrebbe dar frutto senza la soddisfazione delle esigenze formulate, e perciò è da tralasciare affatto; massime essendovi d'altronde anche da scommetter grosso, che il libro non piacerebbe loro; che piuttosto esso sarà sempre soltanto paucorum hominum, e perciò paziente e modesto deve attendere i pochi, la cui maniera di pensare non comune lo trovi leggibile. Perché, anche astraendo dall'ampiezza d'idee e dallo sforzo che domanda al lettore, quale uomo colto del nostro tempo, in cui il sapere è arrivato vicino a quel mirabile punto dove paradosso ed errore sono tutt'uno, potrebbe sopportar di trovare quasi ad ogni pagina pensieri, che francamente contrastano con ciò che egli stesso, una volta per sempre, ha stabilito per vero e indubitato? E poi, come taluno si troverà spiacevolmente deluso, non imbattendosi qui in nessun discorso di ciò che egli proprio qui pensa di dover cercare, perché il suo modo di speculare s'incontra con quello di un grande filosofo vivente1, il quale ha scritto libri davvero commoventi, ed ha soltanto la piccola debolezza di veder pensieri fondamentali, innati nello spirito umano, in tutto quanto egli ha imparato e accettato prima del suo quindicesimo anno!
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