Chi potrebbe sopportare tutto ciò? Quindi il mio solo consiglio è di metter via il libro, ancora una volta. Ma temo io stesso di non uscirne così. Il lettore, una volta arrivato al proemio che lo respinge, ha pur comprato il libro a denaro sonante, e domanda che cosa ne lo risarcirà. Mio ultimo riparo è ora il rammentargli che egli può utilizzare un libro in vari modi, senza bisogno di leggerlo. Può, come tanti altri, riempire un vuoto della sua biblioteca, dov'esso, ben rilegato, farà certo buona mostra di sé, O anche deporlo sulla toilette o sul tavolino da the della sua dotta amica. O infine egli può ancora, ciò che di certo è il meglio di tutto ed io particolarmente consiglio, farne una recensione.
E così, dopo che mi son permesso lo scherzo, al quale non c'è pagina per quanto seria che non debba far posto in questa vita, la quale sempre e ovunque mostra una duplice faccia, offro con intima gravità il libro, con la fiducia che presto o tardi raggiungerà coloro, ai quali solo può esser rivolto; e d'altronde tranquillamente rassegnato a vedergli toccare in piena misura il destino, che sempre toccò alla verità, in ogni dominio del sapere, e tanto più in quello che più importa: alla quale verità è destinato solo un breve trionfo, fra i due lunghi spazi di tempo in cui ella è condannata come paradossale o spregiata come banale. E il primo destino colpisce insieme colui che l'ha trovata. Ma la vita è breve, e la verità opera lontano e lungamente vive: diciamo la verità.
(Scritto in Dresda nell'agosto 1818).
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Scritto Dresda
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