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      § 6.
      Frattanto consideriamo per ora in questo primo libro il tutto come semplice rappresentazione, come oggetto per il soggetto: e come ogni altro oggetto reale, guardiamo anche il nostro corpo, dal quale in ciascuno muove l'intuizione del mondo, sotto il solo rispetto della conoscibilità; per il quale è anch'esso una semplice rappresentazione. È vero che la coscienza comune, la quale già si rivoltava contro il dichiarar pure rappresentazioni gli altri oggetti, ancor più si ribella quando il proprio corpo dev'essere nient'altro che una rappresentazione; il che proviene dal fatto che ad ognuno la cosa in sé è conosciuta immediatamente in quanto si manifesta come il suo proprio corpo, e solo mediatamente, in quanto viene oggettivata negli altri oggetti dell'intuizione. Ma l'andamento della nostra ricerca rende necessaria questa astrazione, questa maniera di considerazione unilaterale, questa violenta separazione di ciò che sostanzialmente è insieme connesso: perciò quella riluttanza dev'essere provvisoriamente soffocata e tranquillata dall'attesa che le considerazioni seguenti compiano l'unilateralità della presente, per venire alla piena cognizione dell'essenza del mondo.
      Il corpo è adunque qui per noi oggetto immediato, ossia quella rappresentazione, che serve di punto di partenza al conoscimento da parte del soggetto, per ciò che essa, con le sue modificazioni immediatamente percepite, precede l'applicazione del principio di causalità e fornisce a questo i primi dati. Tutta l'essenza della materia consiste, come s'è dimostrato, nella sua attività. Ma causa ed effetto esistono solamente per l'intelletto, come quello che non è altro se non il loro correlato soggettivo.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254