Pagina (41/254)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quell'acume dell'intelletto nell'afferrare le relazioni causali dell'oggetto conosciuto immediatamente, trova la sua applicazione non solo nella scienza naturale (che gli deve tutte le sue scoperte), ma anche nella vita pratica, dove prende il nome di avvedutezza; mentre invece nel primo uso vien meglio chiamato acutezza, penetrazione e sagacità: in senso preciso, avvedutezza indica esclusivamente l'intelletto che sta al servizio della volontà. Tuttavia i limiti di questi concetti non devono esser tracciati troppo recisamente, perché si tratta sempre di un'unica funzione del medesimo intelletto che opera in ogni animale con l'intuizione degli oggetti nello spazio. Questa nel suo più alto grado ora investiga rettamente nei fenomeni della natura la causa ignota, partendo da un dato effetto, e dà così alla ragione la materia per escogitar regole universali, come leggi della natura; ora, con l'impiego di cause conosciute per fini prestabiliti, inventa complicate, ingegnose macchine; ora, applicandosi alla motivazione, o penetra e rende vani sottili intrighi e macchinazioni, oppure quegli stessi motivi e gli uomini, che a ciascuno di essi sono sensibili, dispone convenientemente e mette in moto a suo piacere come macchine mosse da leve e ruote, guidandoli ai suoi fini. Mancanza d'intelletto si chiama in senso proprio stupidità, ed è appunto ottusità dell'applicazione
      della legge causale, incapacità d'afferrare immediatamente le concatenazioni di causa ed effetto, motivo ed azione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254