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      Le piante invece hanno solo un moto prodotto da stimoli, di cui debbono attendere l'azione diretta, oppure languire, senza poterne andare in traccia o afferrarle. Negli animali più perfetti ammiriamo la grande sagacia: per esempio nel cane, nell'elefante, nella scimmia, nella volpe, la cui astuzia ha così magistralmente descritta il Buffon. In questi animali più intelligenti possiamo con sufficiente precisione misurare quanto possa l'intelletto senza l'aiuto della ragione, ossia della conoscenza astratta per concetti; in noi stessi non possiamo giudicar di questo egualmente, perché in noi intelletto e ragione si sorreggono sempre a vicenda. Perciò troviamo sovente le manifestazioni d'intelligenza presso gli animali ora sopra ora sotto la nostra aspettazione. Da un lato ci sorprende la sagacia di quell'elefante il quale, dopo esser passato su molti ponti durante il suo viaggio in Europa, si rifiuta un giorno di varcarne uno, sul quale vede tuttavia passar come al solito la carovana di uomini e animali di cui fa parte, sol perché gli sembra troppo leggermente costruito per il suo peso; ma dall'altra parte ci meravigliamo che gli intelligenti oranghi non alimentino, aggiungendovi legna, il fuoco da essi trovato sul camino, al quale si scaldano: prova che questo richiederebbe già una riflessione, la quale senza concetti astratti è impossibile. Che il conoscimento di causa ed effetto, come forma universale dell'intelletto, sia insito a priori negli animali, è invero già pienamente sicuro pel fatto che quel conoscimento è per essi, come per noi, la condizione prima d'ogni conoscimento intuitivo del mondo esterno.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254

   





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