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      Questi cercano determinatezza: quelli, intuitività. La differenza è caratteristica.
      Il sapere, la conoscenza astratta, ha il suo maggior pregio nella comunicabilità e nella possibilità di venir conservato in forma fissa: con ciò solo diventa così inestimabilmente importante per la pratica. Taluno può avere nel puro intelletto una conoscenza immediata, intuitiva del nesso causale dei cambiamenti e dei moti dei corpi naturali, e trovare in quella una piena soddisfazione; ma essa diviene atta ad esser comunicata, solo dopo che egli l'ha fissata in concetti. Per la pratica è sufficiente una conoscenza della prima maniera, fin tanto che colui assume tutto solo l'attuazione, e quando sia un'azione da eseguirsi allor che ancora è viva la conoscenza intuitiva; ma non più, se egli abbisogna d'aiuto estraneo, o anche di una propria azione personale da attuarsi in diverse epoche, e quindi d'un piano meditato. Così, per esempio, può un esercitato giocator di bigliardo avere soltanto nell'intelletto, soltanto per l'intuizione immediata, una piena conoscenza delle leggi che riflettono l'urto di corpi elastici l'un contro l'altro; e con ciò raggiungere appieno le sue mire: all'opposto solo uno scienziato della meccanica ha una vera e propria scienza di quelle leggi, ossia ne ha una conoscenza in abstracto. Perfino alla costruzione di macchine basta la conoscenza intellettuale puramente intuitiva, quando l'inventore della macchina la costruisce egli medesimo da solo, come si vede spesso fare a ingegnosi operai senz'alcuna scienza: invece non appena son necessari più uomini ed una loro attività coordinata, esercitantesi in momenti diversi, pel compimento d'una operazione meccanica, d'una macchina, d'una costruzione, allora deve colui che li dirige aver tracciato il piano in abstracto, e solo mediante il contributo della ragione divien possibile una tale attività collettiva.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254