Ogni sapere, ossia ogni conoscenza elevata alla coscienza in abstracto, sta alla vera e propria scienza come un frammento sta al tutto. Ciascun uomo, sia per esperienza, sia per considerazione dei singoli dati, ha raggiunto un sapere intorno ad oggetti svariati: ma solo chi s'impone d'acquistare compiuta conoscenza in abstracto d'una data specie d'oggetti, aspira veramente alla scienza. Solo per mezzo del concetto può isolare quella specie: quindi al sommo d'ogni scienza sta un concetto, mediante il quale dal complesso di tutte le cose viene staccata una parte, di cui la scienza promette una piena cognizione in abstracto. Per esempio il concetto delle relazioni spaziali, o dell'azione reciproca dei corpi organici, o della natura delle piante e degli animali, o delle successive trasformazioni della superficie della terra, o dell'evoluzione complessiva del genere umano, o della formazione d'una lingua, e così via. Se la scienza volesse acquistar cognizione del suo campo, indagando ad una ad una tutte le cose pensate col concetto, e venendo così a poco a poco a conoscere il tutto, né la memoria umana basterebbe allo scopo, né si raggiungerebbe mai la certezza d'aver tutto conosciuto. Perciò la scienza si vale della proprietà, più sopra illustrata, che hanno le sfere concettuali, di esser comprese l'una nell'altra; e considera principalmente le sfere più ampie fra quelle che si trovano racchiuse nel concetto del suo oggetto. Quando ha determinato le loro relazioni reciproche, ha contemporaneamente determinato in genere tutto ciò che in quelle sfere viene pensato e che ora sarà determinato con sempre maggiore precisione, man mano che si vengano ad isolare sfere concettuali più ristrette.
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