olo sono capitato in questa società?».
Dunque, nemmeno l'etiologia può darci su quei fenomeni che chiamiamo nostre rappresentazioni la luce desiderata, capace di farci avanzare oltre i fenomeni stessi. Anche dopo tutte le sue spiegazioni, essi seguitano a starci davanti, del tutto sconosciuti, come pure rappresentazioni, delle quali non comprendiamo il significato. Il nesso causale ci dà soltanto la regola e la relativa disposizione del loro prodursi nello spazio e nel tempo, ma non ci fa conoscere da vicino che cosa sia ciò che in tal modo si produce. Inoltre la stessa legge di causalità vige soltanto per rappresentazioni, per oggetti d'una determinata classe; ha significato solo con la presupposizione di quelli: è adunque sempre, come gli oggetti medesimi, esclusivamente in relazione col soggetto, ossia non si ha se non condizionatamente: per la qual cosa viene conosciuta egualmente, sia che si parta dal soggetto, ossia a priori, o dall'oggetto, ossia a posteriori, come Kant ci ha insegnato.
Ma ciò, che ora ci spinge all'indagine, è appunto questo: che non ci basta saper che abbiamo rappresentazioni, che le rappresentazioni sono così e così, e che si collegano secondo queste o quelle leggi, delle quali è sempre espressione generale il principio di ragione. Noi vogliamo sapere il significato della rappresentazione: noi domandiamo, se questo mondo non sia altro che rappresentazione; nel qual caso dovrebbe passare davanti ai nostri occhi come un sogno inconsistente, o uno fantastica visione, indegna della nostra attenzione; o se non sia qualcosa d'altro, qualcosa di più, e che cosa sia.
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Kant
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