)35.
§ 21.
Attraverso tutte queste considerazioni, chi può aver raggiunto anche in abstracto – quindi con chiarezza e certezza – la conoscenza che ciascuno ha direttamente in concreto, ossia come sentimento: che cioè l'essenza in sé del nostro proprio fenomeno (il quale come rappresentazione ci si offre sia nelle nostre azioni, sia nel permanente loro substrato: il nostro corpo) è la nostra volontà; e che questa costituisce l'elemento immediato della nostra coscienza, ma come tale non è tutta passata nella forma della rappresentazione, in cui si contrappongono soggetto ed oggetto; bensì si manifesta in una maniera immediata, nella quale soggetto ed oggetto non sono distinti nettamente; e tuttavia non è conoscibile nel suo complesso dall'individuo, ma solo nei suoi singoli atti: chi, io dico, è arrivato con me a codesta persuasione, troverà che questa è per lui come la chiave per conoscere l'intima essenza della natura intera; applicandola anche a quei fenomeni che non gli son dati, come i suoi propri, in conoscenza immediata oltre che mediata, ma solo in quest'ultima, quindi solo unilateralmente, come semplice rappresentazione. Non soltanto in quei fenomeni che sono affatto simili al suo proprio – negli uomini e negli animali – egli dovrà riconoscere, come più intima essenza, quella medesima volontà; ma la riflessione prolungata lo condurrà a conoscer anche la forza che ferve e vegeta nella pianta, e quella per cui si forma il cristallo, e quella che volge la bussola al polo, e quella che scocca nel contatto di due metalli eterogenei, e quella che si rivela nelle affinità elettive della materia, come ripulsione ed attrazione, separazione e combinazione; e da ultimo perfino la gravità, che in ogni materia sì potentemente agisce e attrae la pietra alla terra, come la terra verso il sole – tutte queste forze in apparenza diverse conoscerà nell'intima essenza come un'unica forza, come quella forza a lui più profondamente e meglio nota d'ogni altra cosa, che là, dove più chiaramente si produce, prende nome di volontà. Solo quest'impiego della riflessione non ci fa più arrestare al fenomeno, bensì ci conduce fino alla cosa in sé. Fenomeno è rappresentazione, e non più: ogni rappresentazione, di qualsivoglia specie, ogni oggetto è fenomeno.
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