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      Ogni necessità è, come s'è detto, relazione tra causa ed effetto, e non altro. Il principio di ragione è forma generale di ciascun fenomeno, e l'uomo nella sua attività, come ogni altro fenomeno, dev'essergli sottomesso. Ma poiché nella coscienza personale la volontà vien conosciuta direttamente ed in sé, in codesta coscienza v'è anche la consapevolezza della libertà. Nondimeno si dimentica che l'individuo, la persona, non è volontà come cosa in sé, bensì fenomeno della volontà; e come tale già determinato, già passato nella forma del fenomeno, nel principio di ragione. Di qui viene il fatto singolare, che ciascuno a priori si ritiene del tutto libero, anche nelle sue singole azioni; e ritiene di poter iniziare ad ogni momento un nuovo indirizzo di vita quasi diventando un altro. Ma a posteriori, attraverso l'esperienza, s'accorge con suo stupore di non esser libero, bensì sottomesso alla necessità; che malgrado tutti i propositi e le riflessioni, non muta il suo modo d'agire, e dal principio alla fine di sua vita è costretto a trascinar quel carattere ch'egli medesimo disapprova, quasi recitasse fino all'ultimo una parte. Non posso qui sviluppare più a lungo questa considerazione, che per la sua natura etica spetta ad altro luogo della presente opera. Qui voglio intanto semplicemente ricordare, che il fenomeno della volontà in sé, priva di ragione, è tuttavia, in quanto fenomeno, sottomesso alla legge di necessità, ossia al principio di ragione. E voglio ricordarlo, perché la necessità, con cui avvengono i fenomeni della natura, non sia d'impedimento a vedere in questi le manifestazioni della volontà.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254