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      Tali cause propriamente dette agiscono in tutti i fenomeni del meccanismo, chimismo, e così via; insomma, in tutte le modificazioni dei corpi inorganici. Chiamo invece stimolo quella causa, la quale non subisce nessuna reazione proporzionata alla sua azione, e la cui intensità non procede punto parallela di grado con l'intensità dell'azione, la quale perciò non può esser misurata su quella: anzi una piccola diminuzione dello stimolo può produrne una grandissima nell'azione, o anche distruggere del tutto l'azione precedente, etc. Di tal maniera è ogni azione su corpi organici come tali: da stimoli dunque, non da semplici cause, procedono tutte le modificazioni veramente organiche e vegetative nel corpo animale. Ma lo stimolo, come del resto ogni causa, e com'anche il motivo, non determina mai altro che il punto, in cui prende a manifestarsi ciascuna forza nel tempo e nello spazio, non già l'intima essenza della forza manifestantesi, che noi, secondo la precedente deduzione, conosciamo per volontà; alla qual volontà riferiamo quindi tanto le consapevoli quanto le inconsapevoli modificazioni del corpo. Lo stimolo tiene la via di mezzo, fa da transizione tra il motivo, che è la causalità penetrata dalla conoscenza, e la causa in senso stretto. Nei singoli casi lo stimolo s'accosta ora al motivo, ora alla causa, ma si può tuttavia distinguer sempre da entrambi. Per esempio, il salire dei succhi nelle piante avviene per stimolo e non si può spiegar con pure cause, secondo le leggi dell'idraulica o della capillarità; tuttavia è da queste leggi aiutato, e sta già molto vicino alla pura modificazione causale.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254