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      Ci si aprirà così la miglior via verso un'indagine profonda di tutta la materia trattata in questo secondo libro38.
      § 24.
      Dal grande Kant abbiamo imparato, che tempo, spazio e causalità, in tutta la loro legittimità e nella possibilità di tutte le loro forme, esistono nella nostra conscienza affatto indipendenti dagli oggetti, che in essi appariscono e ne costituiscono il contenuto. Ossia, con altre parole, essi possono venir conosciuti sia che si parta dal soggetto o dall'oggetto: e' si posson quindi denominare, con egual diritto, modi d'intuizione del soggetto, o anche qualità dell'oggetto, in quanto è oggetto (per Kant: fenomeno), ossia rappresentazione. Quelle forme si possono anche considerare come l'indivisibile confine tra oggetto e soggetto: perciò è bensì vero che ogni oggetto deve mostrarsi in quelle, ma anche il soggetto – indipendente dall'oggetto rappresentato – le possiede e le domina appieno. Ora, se gli oggetti rappresentati in codeste forme non fossero vuoti fantasmi, ma avessero un significato, dovrebbero riferirsi a qualcosa, essere espressione di qualcosa, che alla sua volta non fosse egualmente oggetto, rappresentazione, esistente di un'esistenza solo relativa al soggetto: di qualcosa, che esistesse senza dipender da un elemento che le sta di fronte come condizione essenziale, e dalle forme di questo – ossia non fosse più rappresentazione, ma cosa in sé. Quindi si potrebbe almeno domandare: sono quelle rappresentazioni, quegli oggetti, qualche altra cosa di più, prescindendo dall'essere rappresentazioni, oggetti del soggetto?


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254

   





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