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      Il materialismo, con una stupida negazione della forza vitale, vorrebbe dapprima spiegare i fenomeni della vita con forze fisiche e chimiche, e queste alla lor volta far provenire dall'attività meccanica della materia, dalla situazione, dalla forma, e dal movimento di certi sognati atomi; e così tutte le forze della natura far risalire all'urto ed alla ripercussione, che sarebbero la «cosa in sé» del materialismo. Per conseguenza, dovrebbe perfino la luce esser la vibrazione meccanica, o addirittura l'ondulazione di un etere immaginario e postulato a tal fine: il quale, per così dire, suona il tamburo sulla retina, dove per esempio 483 bilioni di colpi di tamburo al secondo danno il color rosso, e 727 bilioni il violetto, e così via. I daltonici sarebbero dunque coloro, che non possono contare i colpi di tamburo: non è vero? Cotali crasse, meccaniche, democritee, pesanti e veramente informi teorie sono degne di gente che, cinquant'anni dopo l'apparir della teoria goethiana dei colori, crede ancora alle luci omogenee di Neuton e non si vergogna di dirlo. Costoro apprenderanno, come ciò che si perdona al fanciullo (a Democrito) non può essere scusato nell'uomo. Un giorno potrebbero perfino finire molto male: ma ognuno allora se la svigna, con l'aria di dire: io non c'ero! Dovremo presto riparlar di questo falso ricondur le forze naturali l'una all'altra: qui basti di ciò. Ammesso che le cose andassero così, sarebbe invero tutto spiegato a fondo, anzi ricondotto da ultimo ad un problema di calcolo, che verrebbe ad essere il Santissimo nel tempio della sapienza, cui arriveremmo guidati felicemente dal principio di ragione.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254

   





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