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      Item, si arbores essemus, nihil quidem sentientes motu amare possemus: verumtamen id quasi appetere videremur, quo feracius essemus, uberiusque fructuosae. Si essemus lapides, aut fluctus, aut ventus, aut fiamma, vel quid ejusmodi, sine ullo quidem sensu atque vita, non tamen nobis deesset quasi quidam nostrorum locorum atque ordinis appetitus. Nam velut amores corporum momenta sunt ponderum, sive deorsum gravitate, sive sursum levitate nitantur: ita enim corpus pendere, sicut animus amore fertur quocumque fertur» (De civ. Dei, xi, 28).
      Merita ancora d'esser notato, che già Euler comprese dover l'essenza della gravitazione esser ricondotta ad una particolare «tendenza e brama» dei corpi – quindi volontà (nella 68a lettera alla Principessa). Questo lo allontana anzi dal concetto della gravitazione, quale è formulato da Neuton; ed egli è disposto a tentarne una modificazione secondo l'anterior teoria cartesiana: derivar cioè la gravitazione dall'urto di un etere sui corpi. Diventerebbe così «più razionale e più confacente a coloro che amano principi chiari ed afferabili». L'attrazione egli vuol vederla bandita, come qualitas occulta, dalla fisica. Il che è appunto conforme alla morta concezione della natura che dominava ai tempi di Euler, come correlato dell'anima immateriale; ma è nondimeno degna di nota, sotto il rispetto della verità fondamentale da me stabilita. La vedeva balenar da lungi, questo fine cervello: ma tosto s'affrettò a volgersi da un'altra parte e, nel suo timore di veder minacciate tutte le capitali concezioni d'allora, cercò perfino salvezza in vecchie e già smesse assurdità.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254

   





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