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      L'individuo come tale, ossia con le impronte d'un carattere individuale, non si trova assolutamente più nella natura inorganica. Tutti i fenomeni di questa sono manifestazioni di forze naturali generali, ossia di quei gradi d'obiettivazione della volontà, i quali non si obiettivano punto (come nella natura organica) nelle varie individualità, che esprimono parzialmente la totalità dell'idea; bensì si manifestano soltanto nella specie, e tutte intere in ogni singolo fenomeno, senz'alcuna deviazione. Poiché tempo, spazio, pluralità e determinazione causale non appartengono alla volontà, né all'idea (al grado d'obiettivazione della volontà), ma soltanto ai singoli fenomeni di questa, deve in tutti i milioni di fenomeni di una tra cotali forze naturali (per esempio del peso o dell'elettricità) prodursi questa esattamente nello stesso modo, e solo le circostanze esterne possono modificare il fenomeno. Tale unità della sua essenza, in tutte le sue manifestazioni, tale incrollabile costanza della sua presenza, non appena, seguendo il filo conduttore della causalità, se ne trovino raccolte le condizioni, si chiama legge naturale. Conosciutane una sperimentalmente, si può con esattezza prevedere e calcolare la manifestazione della forza naturale, il cui carattere è in quella espresso e registrato. È appunto questa regolarità dei fenomeni nelle classi inferiori della obiettivazione della volontà, che dà loro un aspetto tanto diverso dalle manifestazioni della volontà medesima nei gradi più alti, ossia più distinti, della sua obiettivazione – negli animali, negli uomini e nella loro attività. Qui il maggiore o minor rilievo del carattere individuale, e l'impulso dei motivi (i quali, stando nella conoscenza, rimangono spesso celati allo spettatore), hanno fatto finora misconoscere del tutto l'identità dell'intima essenza nei due generi di fenomeni.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254