Ogni general forza primitiva della natura è adunque nella sua intima essenza nient'altro che l'obiettivazione della volontà in un grado inferiore: cotal grado chiamiamo idea eterna, nel senso platonico. Invece la legge naturale è la relazione dell'idea con la forma del suo fenomeno. Codesta forma è tempo, spazio e causalità – i quali hanno fra loro necessario, indissolubile nesso e rapporto. Mediante tempo e spazio si moltiplica l'idea in fenomeni innumerevoli; e l'ordine, con cui questi rientrano in quelle forme della molteplicità, è rigidamente determinato dalla legge causale. Questa è come la norma del limite tra quelle manifestazioni d'idee diverse; in base alla quale sono ripartiti tra' fenomeni il tempo, lo spazio e la causalità. Tale norma si riferisce quindi necessariamente all'identità di tutta una data materia, la quale è il sostrato comune di quei differenti fenomeni. Se questi non fossero tutti in rapporto ad una materia comune, nel cui possesso vanno distribuiti, non occorrerebbe più una tal legge per fissare i loro diritti: potrebbero tutti contemporaneamente, gli uni presso gli altri, riempire lo spazio infinito per un tempo infinito. Quindi solo per il fatto che tutti quei fenomeni delle eterne idee appartengono ad una stessa materia, doveva sorgere una regola del loro prodursi e del loro cessare; altrimenti nessuno farebbe posto all'altro. Pertanto la legge di causalità è collegata essenzialmente con quella della permanenza della sostanza: entrambe acquistano sol nel reciproco rapporto un significato; né diversamente si comportano rispetto ad esse tempo e spazio.
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