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      I motivi non determinano il carattere dell'uomo, ma soltanto la manifestazione di codesto carattere, ossia gli atti; la configurazione esteriore del suo cammino vitale, non l'intimo significato e contenuto di esso: i quali provengono dal carattere, che è immediato fenomeno della volontà, ossia non fondato su ragione. Che un uomo sia cattivo, un altro buono, non dipende da motivi e da influenza esterna, né da dottrine e prediche; ed è in questo senso assolutamente inesplicabile. Ma se un cattivo mostra la sua cattiveria in meschine ingiustizie, in vili macchinazioni, in basse furfanterie, esercitate nella ristretta cerchia che lo circonda, o se da conquistatore opprime i popoli, e tutto un mondo precipita nella disperazione, e versa il sangue di milioni d'uomini: questa è la forma esteriore, con cui la volontà si manifesta, la sua parte non essenziale, dipendente dalle circostanze in cui il destino ha posto quell'uomo, dall'ambiente, dagl'influssi esteriori, dai motivi. Sempre inesplicabile rimarrà invece il fatto di obbedire a tali motivi: esso risulta dalla volontà, di cui quell'uomo è manifestazione. Di ciò si tratterà nel quarto libro. Il modo onde il carattere dispiega le sue qualità si può esattamente paragonare a quello, onde ogni corpo della natura incosciente mostra le proprie. Con tutte le sue insite qualità, l'acqua rimane acqua, sia che essendo lago tranquillo rifletta le proprie rive, sia che spumeggiando precipiti sulle rocce, o per forza d'artificio sprizzi con alto zampillo verso il cielo.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254