Per conseguenza una legge naturale non è se non la semplice regola, osservata nella natura, secondo cui questa si comporta ogni volta in determinate circostanze, tosto che si mostrino; quindi si può invero definire la legge naturale come un fatto formulato in forma generale, un fait généralisé, sì che una completa esposizione di tutte leggi naturali non sarebbe che un completo registro di fatti. L'esame di tutta la natura viene dunque compiuto mediante la morfologia, la quale enumera, paragona ed ordina tutte le forme costanti della natura organica; sulla causa dell'apparirvi dei diversi esseri ha poco da dire, essendo questa per tutti la generazione (la cui teoria sta a sé) e in rari casi la generatio (equivoca. A quest'ultima, in senso stretto, appartiene anche la maniera, con cui si manifestano nel caso singolo tutti i gradi inferiori dell'obiettità della volontà, ossia i fenomeni fisici e chimici; e l'indicar le condizioni di codesto manifestarsi è appunto compito dell'etiologia. La filosofia invece considera dovunque – e quindi anche nella natura – soltanto l'universale: qui sono suo argomento le forze primitive stesse, ed in queste ella conosce i diversi gradi d'obiettivazione della volontà che è l'intima sostanza, l'in-sè del mondo; il quale mondo è dalla filosofia dichiarato – se prescinde dalla volontà – semplice rappresentazione del soggetto. Ora se l'etiologia, invece di aprire il cammino alla filosofia e fornire le prove applicate delle sue dottrine, tiene per propria mèta il negar tutte le forze primitive meno forse una sola, la più generale, per esempio l'impenetrabilità, immaginandosi di comprenderla a fondo ed a lei riconducendo con violenza tutte le altre; viene con ciò a sottrarre a se stessa la propria base, e può soltanto fornire errore in luogo di verità. Il contenuto della natura viene allora cacciato, per mettere al suo posto la forma; tutto viene attribuito alle circostanze agenti, nulla all'intima essenza delle cose.
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