L'assurdità di quest'opinione salta crudamente fuori a p. 306 della stessa opera. È universalmente noto che ai nostri giorni tutte quelle concezioni così spesso balzate fuori, sono tornate in campo con nuova audacia. A guardar bene, hanno per supremo presupposto,
che l'organismo sia solamente un aggregato di fenomeni di forze fisiche, chimiche e meccaniche, le quali riunitesi per caso avrebbero prodotto l'organismo, come un giuoco di natura, senz'altro significato. L'organismo di un animale o dell'uomo non sarebbe quindi, filosoficamente considerato, rappresentazione di una idea a sé, ossia non sarebbe obiettità immediata della volontà, in un dato grado superiore; bensì apparirebbero in esso unicamente quelle idee, che obiettivano la volontà nell'elettricità, nel chimismo, nel meccanismo. E l'organismo sarebbe quindi a caso accozzato dall'incontro di queste forze, come le figure d'uomini e d'animali formate dalle nuvole o dalle stalattiti, né più interessanti di queste. Vedremo subito fino a qual segno le spiegazioni fisiche e chimiche applicate all'organismo entro certi limiti possano esser lecite ed utili, man mano ch'io verrò esponendo, come la forza vitale si valga bensì e faccia uso delle forze della natura inorganica, ma non sia costituita da esse, più che il fabbro non sia costituito dall'incudine e dal martello. Perciò nemmeno la semplicissima vita vegetale può essere spiegata con quelle forze, come per esempio con la capillarità e l'endosmosi, e tanto meno la vita animale.
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