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      La considerazione che segue ci apre la via a questa difficile trattazione.
      È veramente – in virtù di quanto s'è detto – una aberrazione della scienza naturale, il voler ridurre i più alti gradi dell'obiettità della volontà ai più bassi; poiché il misconoscere e negare forze naturali primitive e di per sé esistenti è altrettanto errato, quanto l'ammetter senza fondamento forze speciali, quando si ha semplicemente una special manifestazione di forze già note. Kant dice adunque con ragione essere assurdo lo sperare in un Neuton del filo d'erba, ossia in colui, che saprà ridurre il filo d'erba a fenomeno di forze fisiche e chimiche, delle quali esso sarebbe una concreazione casuale, come un semplice giuoco di natura, in cui non apparisse alcuna idea speciale, ossia nessuna volontà si manifestasse immediatamente in grado elevato e particolare; ma soltanto come nei fenomeni della natura organica, e fissato per caso in quella forma. Gli scolastici, i quali non avrebbero in nessun modo concesso alcunché di simile, avrebbero detto con piena ragione, che questo sarebbe un negar del tutto la forma substantialis, e un abbassarla a forma accidentalis. Imperocché la forma substantialis d'Aristotele designa appunto ciò ch'io chiamo grado dell'obiettivazione della volontà in un oggetto. D'altra parte, non va dimenticato che in tutte le idee, ossia in tutte le sfere della natura inorganica ed in tutti gli aspetti dell'organica, è una volontà unica che si manifesta, ossia passa nella forma della rappresentazione, nell'obiettità. La sua unità deve quindi darsi a conoscere anche a traverso un'intima parentela fra tutte le sue manifestazioni.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254

   





Neuton Aristotele