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      Se fra i fenomeni della volontà, nei gradi più bassi della sua obiettivazione, ossia nel regno inorganico, vengono a conflitto fra loro alcuni di quei fenomeni, volendo ciascuno impadronirsi d'una data materia secondo la legge di causalità, balza fuor d'una tal contesa la manifestazione di un'idea più elevata, la quale domina tutte le meno perfette idee precedenti; ma tuttavia sì da lasciarne sussistere l'essenza in maniera subordinata, accogliendone in sé un riflesso analogo; il qual procedimento è comprensibile solo in ragione dell'identità della volontà manifestantesi in tutte le idee, e della tendenza, che ha la volontà, verso un'obiettivazione sempre più alta. Vediamo per esempio nell'indurirsi delle ossa un'innegabile analogia con la cristallizzazione, quale dominava fin dall'origine della calce – sebbene l'ossificazione non possa esser ricondotta alla cristallizzazione. Più debole appare l'analogia nel solidificarsi della carne. Così la miscela dei succhi nel corpo animale e la secrezione sono analoghi alla combinazione e separazione chimica; anzi le leggi di queste vigono ancora in quelle, sebbene subordinate, assai modificate, signoreggiate da un'idea più alta, per modo che semplici forze chimiche, fuori dell'organismo, non produrrebbero mai quei succhi; maEncheiresin naturae nennt es die Chemie,
      Spottet ihrer selbst und weiss nicht vie42.
      L'idea od oggettivazione della volontà di grado superiore, balzata da questa vittoria su più idee di grado inferiore, acquista – appunto perché accoglie in sé da quelle idee vinte alcunché d'analogo elevato a più alta potenza – un carattere del tutto nuovo: la volontà si obiettiva in un nuovo modo più netto: sorge, dapprima per generatio aequivoca, poi per assimilazione a un dato germe, il succo organico, la pianta, l'animale, l'uomo.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254

   





Chemie