Cessa ora perciò la sua infallibile sicurezza. Gli animali sono già esposti all'illusione, all'errore. Ed essi frattanto non hanno se non rappresentazioni intuitive: nessun concetto, nessuna riflessione. Sono legati al presente, non possono tener conto del futuro. Sembra che questa conoscenza irrazionale non sia stata in tutti i casi sufficiente al proprio scopo, ed abbia talvolta provato quasi il bisogno di un soccorso. Imperocché ci si offre il notevolissimo fatto, che la cieca attività della volontà e l'attività illuminata della conoscenza, in due classi di fenomeni, invadono l'una il dominio dell'altra. Da un lato troviamo nell'attività degli animali, guidata dalla conoscenza intuitiva e dai suoi motivi, un'attività compientesi senza di quella, e cioè compiuta con necessità della ciecamente operante volontà: la troviamo in quegli istinti meccanici che, pur non essendo guidati da alcun motivo né da conoscenza, hanno l'apparenza di compier le loro operazioni in virtù di motivi astratti, razionali. Il caso opposto è quando, viceversa, il lume della conoscenza penetra nell'officina della ciecamente operante volontà ed illumina le funzioni vegetative dell'organismo umano: nella chiaroveggenza magnetica. Finalmente, là dove la volontà è giunta al sommo grado della sua obiettivazione, non basta più agli animali la conoscenza razionale, cui offrono i sensi i loro dati, generando semplici rappresentazioni vincolate al presente: l'essere complicato, multilaterale, plasmabile, pieno di bisogni ed esposto ad innumerevoli danni, doveva, per poter resistere, essere illuminato da una doppia conoscenza, e quasi una potenza più elevata della conoscenza intuitiva doveva aggiungersi a quest'ultima, come un suo riverberamento: dico la ragione, come patrimonio di concetti astratti.
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