Pagina (41/368)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      § 38.
      Abbiamo trovato nella contemplazione estetica due inseparabili elementi: la conoscenza dell'oggetto, non come cosa singola, ma come idea platonica, ossia come permanente forma di tutta questa specie d'oggetti; quindi la coscienza del conoscente, non come individuo, ma come puro, libero dalla volontà soggetto della conoscenza. La condizione per cui entrambi gli elementi si mostrano sempre uniti vedemmo essere il tralasciare la conoscenza legata al principio di ragione, la quale è invece la sola che possa servire alla volontà, com'anche alla scienza. Anche il piacere suscitato dalla contemplazione del bello vedremo nascere da quei due elementi; or più dall'uno, or più dall'altro, secondo l'oggetto della contemplazione estetica.
      Ogni volere scaturisce da bisogno, ossia da mancanza, ossia da sofferenza. A questa dà fine l'appagamento; tuttavia per un desiderio, che venga appagato, ne rimangono almeno dieci insoddisfatti; inoltre, la brama dura a lungo, le esigenze vanno all'infinito; l'appagamento è breve e misurato con mano avara. Anzi, la stessa soddisfazione finale è solo apparente: il desiderio appagato dà tosto luogo a un desiderio nuovo: quello è un errore riconosciuto, questo un errore non conosciuto ancora. Nessun oggetto del volere, una volta conseguito, può dare appagamento durevole, che più non muti: bensì rassomiglia soltanto all'elemosina, la quale gettata al mendico prolunga oggi la sua vita per continuare domani il suo tormento. Quindi finché la nostra conscienza è riempita dalla nostra volontà; finché siamo abbandonati alla spinta dei desiderii, col suo perenne sperare e temere; finché siamo soggetti del volere, non ci è concessa durevole felicità né riposo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368