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      § 43.
      La materia, in quanto tale, non può essere rappresentazione di un'idea. Imperocché essa, come abbiamo trovato nel primo libro, è in tutto e per tutto causalità: il suo essere è un semplice agire. Ma causalità è forma del principio di ragione: conoscenza dell'idea invece esclude essenzialmente il contenuto di quel principio. Anche abbiamo trovato nel secondo libro esser la materia il sostrato comune a tutti i singoli fenomeni delle idee, e quindi l'anello di congiunzione tra l'idea e il fenomeno o cosa singola. Dunque, tanto per l'uno quanto per l'altro motivo, non può la materia di per sé rappresentare idea alcuna. Ciò si conferma a posteriori pel fatto che della materia come tale nessuna rappresentazione intuitiva è possibile, bensì unicamente un concetto astratto: non rappresentandosi in quella se non le forme e qualità, delle quali è base la materia, e in tutte le quali si palesano idee. Questo corrisponde pure al fatto, che causalità (l'intera essenza della materia) per sé non è rappresentabile intuitivamente: ma rappresentabile è solo un determinato nesso causale. All'opposto deve ciascun fenomeno di un'idea, essendo questa come tale spirata nella forma del principio di ragione, o nel principia individuationis, rappresentarsi nella materia, come qualità di questa. In questo senso è adunque la materia, come s'è detto, l'anello di congiunzione tra l'idea e il principium individuationis, il quale è la forma della conoscenza individuale, ossia il principio di ragione. Giustissimamente ha quindi Platone posto accanto all'idea e al suo fenomeno, ch'è la cosa singola – i quali entrambi comprendono le cose tutte del mondo – ancora la materia, come un terzo elemento, da quelli diverso (Timaeus, p. 345). L'individuo, in quanto fenomeno dell'idea, è sempre materia.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





Platone Timaeus