Due allegorie dissimulate sono invece il Don Chisciotte e Gulliver in Lulliput. Quello rappresenta allegoricamente la vita di ciascuno, il quale non voglia, come gli altri, pensare soltanto al suo interesse personale, ma persegua un fine obiettivo, ideale, che s'è impadronito del suo pensiero e della sua volontà, per la qual cosa egli finisce, a dir vero, col comportarsi in questo mondo un po' stranamente. Nel Gulliver basta dar senso morale a tutto ciò ch'è materiale, per accorgersi a che abbia mirato quel satirical rogue, come lo chiamerebbe Amleto. Essendo adunque dato costante dell'allegoria poetica il concetto, che quella vuol rendere intuitivo mediante un'immagine, potrà dessa talvolta esprimersi o aiutarsi magari con un'immagine dipinta: ma questa non s'ha però da considerare come opera dell'arte figurativa, bensì unicamente qual parlante geroglifico; né può pretendere d'aver valore artistico, bensì solo poetico. Di tal natura è quella bella vignetta allegorica di Lavater, che tanto deve rianimare il cuore a ciascun nobile combattente per la verità: una mano, che sorreggendo una fiaccola viene punta da una vespa, mentre alla fiamma si bruciano dei moscerini; e in basso sta il motto:
S'arda pure le ali il moscerino,
Gli scoppi il capo e il piccolo cervello;
La luce riman sempre luce.
E s'anco la vespa più irosa mi punge,
Non lascio la luce cadere21.
Qui va ricordata inoltre quella pietra sepolcrale con un lume spento dal soffio, e che fuma; col motto:
Quand'è spento, si rende allor palese
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