Se luce era di sego, oppur di cera22.
Dello stesso genere è infine un antico albero genealogico tedesco, nel quale l'ultimo rampollo della remotissima schiatta espresse il suo proposito di menar la vita in tutta continenza e castità, lasciando così perire la stirpe, col rappresentar se stesso vicino alla radice dell'albero dai molti rami, nell'atto di reciderlo con le forbici e abbatterlo su di sé. E sempre di questo medesimo tipo sono tutte le immagini parlanti più sopra ricordate, dette emblemi, che si potrebbero anche definir brevi favole a colori, con la morale formulata in parole. Cosiffatte allegorie vanno sempre annoverate tra le poetiche, non tra le pittoriche, e appunto perciò sono ammesse: la rappresentazione figurata vi sta ognora come un accessorio, ed a lei non altro si domanda che di far conoscere la cosa. Ma come nell'arte figurativa, così anche nella poesia l'allegoria diventa simbolo, quando tra l'oggetto presentato all'intuizione e l'astrazione per suo mezzo indicata non è altro legame, se non arbitrario. Appunto perché ogni rapporto simbolico poggia in sostanza sopra una convenzione, tra gli altri svantaggi il simbolo ha pur quello che il suo significato si dimentica col tempo, e finisce col perdersi del tutto: chi indovinerebbe, se non lo sapesse, perché il pesce è simbolo del Cristianesimo? Soltanto uno Champolion: essendo esso in tutto e per tutto un geroglifico fonetico. E perciò l'Apocalissi di Giovanni ci sta ora innanzi press'a poco come i bassorilievi con l'iscrizione magnus Deus sol Mithra, intorno ai quali ancor si fanno chiose23.
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