Quest'aspetto del mondo puramente conoscitivo, e la riproduzione sua in un'arte qualsiasi è l'elemento dell'artista. Egli è incatenato dallo spettacolo dell'oggettivata volontà: vi si indugia, non si stanca di guardarlo e di riprodurlo, e talora ne fa egli medesimo le spese, ossia egli medesimo è la volontà, che in quel modo s'oggettiva e perdura in continuo dolore. Quella pura, vera e profonda conoscenza dell'essere del mondo gli si fa scopo di per se stessa: ed egli a lei si ferma. Non diviene ella adunque per lui, come vedremo nel seguente libro accadere per il santo arrivato alla redenzione, un quietivo della volontà; non lo redime per sempre dalla vita, ma solo per brevi istanti, e non è ancor una via a uscir dalla vita, ma solo a volte un conforto nella vita stessa; fin che la sua forza, così accresciuta, stanca alfine del giuoco, non si volga al serio. Come simbolo di questo passaggio si può considerar la Santa Cecilia di Raffaello. Al serio ci volgeremo adunque noi pure nel libro seguente.
LIBRO QUARTO
IL MONDO COME VOLONTÀ
SECONDA CONSIDERAZIONE
Affermazione e negazione della volontà di vivere, dopo raggiunta la conoscenza di sé.
Tempore quo cognitio simul advenit, amor e medio supersurrexit.
Oupneck' hat, studio Anquetil Duperron,
vol. II, p. 216
§ 53.
L'ultima parte del nostro esame si annunzia come la più grave, poi che tocca le azioni degli uomini: oggetto che a ciascuno direttamente importa, e a nessuno può essere straniero o indifferente. Anzi, tanto è conforme alla natura dell'uomo il riferire a quello tutte le altre cose, che in ogni indagine di varie parti contesta egli terrà sempre la parte riferentesi alle azioni, almeno fin dove l'interessa, per il risultato ultimo di tutto quanto in quell'indagine si contiene; ed a questa sola porrà seria attenzione, anche se non bada a nessun'altra.
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Santa Cecilia Raffaello Anquetil Duperron
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