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      La morte è un sonno, nel quale si dimentica l'individualità: ma tutto il rimanente si risveglia, o piuttosto non s'è mai addormentato35.
      Prima d'ogni altra cosa dobbiamo ben persuaderci, che la forma del fenomeno della volontà, ossia la forma della vita o della realtà, è invero il solo presente, non l'avvenire, né il passato: questi esistono unicamente nel concetto, unicamente nella concatenazione della conoscenza, in quanto ella segue il principio di ragione. Nel passato nessun uomo è vissuto, e nell'avvenire nessuno vivrà: il presente solo è forma d'ogni vita, ed è sicuro dominio, che alla vita non può mai essere strappato. Il presente è ognora qui, col suo contenuto: l'uno e l'altro tengon fermo, senza vacillare; come l'arcobaleno sulla cascata. Imperocché alla volontà è la vita, alla vita il presente sicuro e certo. È vero, che se pensiamo ai trascorsi millennii, ai milioni d'uomini che in quelli vissero, ci domandiamo: Che cosa furono? che cosa ne è accaduto? Ma dobbiamo invece richiamarci alla memoria il passato della nostra esistenza personale, e vivacemente riprodurcene le scene nella fantasia, e poi domandarci ancora: Che cosa è stato tutto ciò? che cosa ne è accaduto? La stessa sorte è toccata al nostro passato e alla vita di quei milioni. O dovremmo noi pensare, che il passato acquisti un'esistenza nuova, per avere avuto il suggello della morte? Il nostro individuale passato, anche il più prossimo, quello di ieri, non è più che un sogno della fantasia, fatto di nulla, e così è il passato di tutti quei milioni d'esseri.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368