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      Oppure: il tempo somiglia a un'infrenabile corrente, e il presente a una roccia, contro cui quella si frange, senza pervenire a trascinarla con sé. La volontà, come cosa in sé, non è sottomessa al principio di ragione più che non vi sia sottomesso il soggetto della conoscenza, il quale poi finalmente in un certo senso è la volontà medesima, o la sua manifestazione. E come alla volontà è certa la vita, suo proprio fenomeno, così è certo anche il presente, unica forma della vita reale. Non abbiamo dunque da indagar né il passato innanzi la vita, né il futuro dopo la morte: invece come unica forma in cui la volontà si svela dobbiamo conoscere il presente36. Tale forma non verrà mai meno alla volontà, ma neppur questa a quella. Chi s'appaga quindi della vita qual è, chi in tutte guise la vita afferma, può fiducioso considerarla come infinita, e il timor della morte bandire come un inganno, che a lui inspiri lo stolto timore di poter un giorno perdere il presente, e gli ponga innanzi agli occhi la prospettiva di un tempo senza presente: inganno che nel rispetto del tempo corrisponde all'altro nel rispetto dello spazio, per cui ciascuno nella propria fantasia ritiene il posto della sfera terrestre da lui occupato essere il punto superiore della sfera stessa, e tutto il rimanente vede al disotto. Proprio così collega ciascuno il presente con la propria individualità, e ritiene abbia con questa ogni presente a cessare; e passato ed avvenire siano senza presente. Ma, come sulla sfera terrestre ogni dove sta disopra, così pure è presente la forma d'ogni vita; e il temer la morte, perché questa ci strappa il presente, non è più saggio che il temer si possa scivolare giù dal globo della Terra, sul quale per fortuna ci si trovi ora proprio al punto superiore.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





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