Ma l'uomo è della volontà il fenomeno più perfetto; il quale, per sussistere, com'è dimostrato nel secondo libro, dovè essere illuminato da un sì alto grado di conoscenza, che in questa si rese possibile addirittura, come abbiam veduto nel libro terzo, una riproduzione in tutto adeguata dell'essenza del mondo, sotto la forma della rappresentazione; il che si ha mediante la percezione delle idee, ed è il vero specchio del mondo. Nell'uomo adunque può la volontà pervenire alla piena conscienza di sé, alla chiara ed esauriente cognizione del suo proprio essere, quale nel mondo intero si rispecchia. Dall'effettiva presenza di codesto grado di cognizione procede l'arte, come abbiam visto nel libro che precede. Ma alla fine di tutto il nostro studio risulterà, che mediante la cognizione medesima, quando la volontà la riferisce a se stessa, diventa possibile una soppressione e autonegazione della volontà, nel suo fenomeno più perfetto: sì che la libertà, la quale altrimenti, spettando solo alla cosa in sé, non può mai mostrarsi nel fenomeno, stavolta anche nel fenomeno si rivela; e sopprimendo l'essenza che del fenomeno è base, mentr'esso pur continua a durare nel tempo, genera un dissidio del fenomeno con se medesimo, e perciò appunto ci offre i casi di santità e di abnegazione. Tutto questo si potrà intendere appieno soltanto alla fine del presente libro. Per ora non si fa che accennare genericamente, come l'uomo da tutti gli altri fenomeni della volontà si distingua, pel fatto che la libertà, ossia indipendenza dal principio di ragione, la quale spetta unicamente alla volontà come cosa in sé e sta col fenomeno in contrasto, in lui può nondimeno apparire anche nel fenomeno, dov'ella tuttavia di necessità si presenta come un dissidio del fenomeno da se medesimo.
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