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      Né con ciò è cambiato: velle non discitur. In virtù di questo grande influsso della conoscenza sulla condotta, pur rimanendo immutata la volontà, accade che solo a poco a poco si sviluppi il carattere e vengano in luce i suoi vari tratti. Perciò apparisce esso in ogni età della vita diverso: ed alla vivace, impetuosa giovinezza può seguire una posata, misurata, virile maturità. Specialmente il lato cattivo del carattere si manifesta col tempo sempre più; ma talora invece le passioni, a cui ci abbandonammo nella giovinezza, vengono più tardi spontaneamente frenate, sol perché si sono allora mostrati alla conoscenza i motivi che possono far loro ostacolo. Ed è perciò che noi tutti siamo, in sulle prime, innocenti: la qual cosa significa che noi non conosciamo, né altri conosce, il lato cattivo della nostra propria natura: solo incontrandosi coi motivi questo si palesa, e solo col tempo entrano i motivi nella nostra conoscenza. Alla fine impariamo a conoscere noi stessi, come affatto diversi da quel che ritenevamo a priori; e sovente abbiamo di noi medesimi orrore.
      Rimorso non proviene mai dall'essersi mutata la volontà (cosa impossibile), bensì la conoscenza. Ciò che v'ha d'essenziale e di proprio in quanto io ho potuto per l'innanzi volere, debbo volere oggi ancora; perché io medesimo sono codesta volontà, la quale sta fuor del tempo e fuor del mutamento. Non posso quindi pentirmi mai di ciò che ho voluto, ma posso bensì di ciò che ho fatto; perché, da falsi concetti guidato, ho fatto cose non conformi alla mia volontà. L'accorgersene, in grazia di più esatta conoscenza, costituisce il rimorso.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368